Ilfattoquotidiano.it incontra Mattia in una delle sedi dell’università degli studi di Milano, dopo un’intera giornata di lezioni.
Una folta, riccia chioma e tanto entusiasmo. “Seguo le battaglie di Beppe da quando avevo quattordici anni – racconta – e oggi dedico all’attivismo buona parte delle mie giornate”. Studio permettendo, si capisce. Ma in casa lo sostengono. La passione per il mattatore del V-Day, spiega Mattia, è di famiglia. Ecco la video-intervista
Il programma, per adesso, raccoglie quelle che sono da sempre le battaglie del movimento lanciato da Beppe Grillo.
Acqua pubblica, rifiuti zero, trasporti sostenibili e connettività alla rete per tutti. “Le eccellenze le abbiamo anche in Italia”, assicura Mattia, mostrando il progetto per le piste ciclabili del Comune di Reggio Emilia.
“Con i rifiuti un Comune può addirittura guadagnarci – spiega – ma per fare questo la politica devo tornare a essere un servizio reso alla cittadinanza”.
Mattia si dichiara antiberlusconiano, ma non risparmia critiche all’opposizione. E dell’avvocato Pisapia, vincitore delle primarie del centrosinistra e principale sfidante del sindaco Moratti, dice: “Sarà comunque costretto ad assecondare i partiti che lo sosterranno.
La logica rimane la stessa”. La politica non è forse l’arte del compromesso? “In democrazia non servono i compromessi – continua Calise – ma proposte concrete e disinteressate. Sarà il voto dei rappresentanti, in Parlamento come in Consiglio comunale, a decretarne le sorti”.
Insomma, niente alleanze nel futuro del Movimento 5 stelle. O meglio, alleanze con nessuno, ma disponibilità a fare rete con tutti.
“Chi viene eletto è in realtà il terminale di un’intera rete di persone, associazioni, esperti, professionisti. Tutti interconnessi tra loro – spiega – attivamente partecipi della vita pubblica”. È la nuova frontiera della democrazia diretta. Quella che il filosofo Norberto Bobbio bollava come utopia (“Il cittadino totale non può esistere”, scriveva) e che oggi si reinventa grazie a internet e a megafoni mediatici come il blog di Grillo o il cosiddetto partito dei Pirati. “Prendendo esempio dal Piratpartiet svedese – svela Mattia – stiamo lavorando a un software che consentirà all’intero movimento di interagire con me durante le sedute del Consiglio o durante le commissioni. Se viene eletto uno di noi – conclude – veniamo eletti tutti”.
Raggiunto telefonicamente, Beppe Grillo commenta così: “È Mattia che si riprende il suo futuro. I cittadini e soprattutto i giovani si riappropriano dello Stato dopo che per anni si è detto loro che non contavano più nulla”. L’obiettivo, anche a Milano, è di portare a casa un consigliere.
La strada è lunga e la campagna elettorale sarà difficile. Ma è ancora Grillo, il padre del movimento, a mettere in chiaro le cose. “Ci vorrà tempo, è vero, ma la gente inizia a capire.
Il movimento – spiega – si differenzia intanto per il fatto di non attingere ai fondi pubblici.
Chi è stato eletto non ha preso i rimborsi. Almeno questa diversità – conclude – ce la dovete concedere”.
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mercoledì 6 aprile 2011MIGRAZIONI
Emiliano Deiana
il 6 aprile 2011
Area89
Un deserto da attraversare...
un deserto di disperazione...
giallo e cotto dal sole...
sconfinato e deragliato dietro le ultime dune...
dal Senegal... dal Kenya... dalla Namibia...
dal Congo... salgono certi uomini già sconfitti...
salgono verso nord lasciandosi dietro fame, peste e carestie...
uomini e sabbia... un mare di sabbia... a piedi per chilometri
e sete... miraggi... oltraggi... passaggi a bordo di vecchi
furgoni Volkswagen... ammassati... sudati...
lungo vie polverose col paesaggio sempre identico... giorni e notti... freddissime notti... e giorni bollenti... escursione termica... febbri... spasimi... miasmi... diarree devastanti... disidratazione... e ancora sabbia... delirio... martirio... e Africa... Africa...
Africa... mal d'Africa... e addii... partenza... abbandoni... sempre... per sempre... tremila dollari per un viaggio... tremila dollari per un'illusione... tremila dollari per incontrarne un'altra di miseria... dall'alto di una collina la costa libica... il mare... non chiedertelo, ragazzo, quanto è profondo il mare... non chiedertelo perché è profondo tremila dollari... non troverai nessuno a ventimila leghe sotto la superficie... i pescecani hanno sembianze antropomorfe...
visi di pietra... cotti dalla salsedine e dal sole... un barcone corroso dalla ruggine... una vela mangiata dalle intemperie... uno scafo ammaestrato dalle onde... su quell'isola galleggiante, il futuro... è scura la barca, come la notte... e quando parte corpi ammassati come per una spedizione divina... e nel buio della notte solo occhi... bianchi come uova sode... a scrutare il nulla... e il ruggito del mare si fa tempesta... e l'urlo dell'onda si mischia agli afrori che sanno di sudore e di povertà... di paura e di merda... e freddo, nella notte... e spruzzi che si alzano come idranti... a bagnare il sonno... a mischiarsi col vento... e il misto di acqua e vento si trasforma in brivido freddo...e fa crescere i deliri... le febbri... e ci si tiene stretti per farsi caldo... per farsi coraggio... è una notte che non finisce mai... mentre il mare si ingrossa... giganteggia... e onde terribili... ululati marini... è lui, il mare... in tutta la sua oscena magnificenza... in tutta la sua assurda potenza... il mare... il nulla... e buio... orribile buio.
e tu, ragazzo, non chiedertelo quanto è profondo il mare... non chiedertelo perchè è profondo tremila dollari... una barca scura, il cielo che si mischia al mare... e tempesta... vento e tempesta... le Erinni indiavolate... le anime di tutti i naviganti... la presenza vaneggiante di Vasco da Gama... e di Achab... Ismaele... Queequeg... e del Vecchio marinaio... e canti... violoncelli che vibrano come sirene ubriache... e giovani lesbiche a confondersi col bianco dell'onda... e ora sole che sale... veloce... e scalda, calmando il mare... e sale come una marea la febbre... e aumentano le visioni... gli incubi...le allucinazioni... la disidratazione... il mare è un peyote d'acqua... un oppio liquido... il confine con gli abissi... e acqua, acqua dappertutto... solo acqua e sole e abbagli di cielo... per un giorno intero... al far della sera luci in lontananza... e miraggio... terra... terra... terra urlerebbero se avessero voce... ma pensano ad un inganno... l'ennesimo... lanciano in acqua i canotti i pescecani antropomorfi... ringalluzziti dalla riuscita della missione...
e li buttano in acqua quei fantasmi neri... neri come la notte... neri come la miseria... neri come la notte quando è nera... e rocce... taglienti come coltelli... pungenti come spille ad accoglierli... e dietro la collina... il volto del futuro... la faccia della libertà sognata... si presenta col profilo di un plotone di gendarmi col manganello in mano...
Pubblicato da Laura Picchetti a 22:20 0 commenti
domenica 27 febbraio 2011CI SONO CASCATI TUTTI TRANNE TRAVAGLIO
IERI CI SONO CASCATI TUTTI TRANNE TRAVAGLIO:
IN QUALSIASI PAESE AL MONDO UN GIORNALISTA
PREPARATO COME LUI VERREBBE VENERATO
pubblicata da Giacomo Salerno
7 aprile 2011 alle ore 6.50
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Come volevasi dimostrare
Una mossa “garantista” spacciata dai soliti cazzari per l’ennesimo agguato delle toghe rosse al povero Silvio. I fatti, ricostruiti per filo e per segno dal procuratore Edmondo Bruti Liberati, sono di una semplicità elementare.
Da agosto a ottobre, quando l’indagine sul caso Ruby è agli inizi e B. non è ancora indagato (lo sarà solo a dicembre), vengono intercettate alcune ragazze del suo giro, tra cui la Minetti, che parlano con lui della faccenda. La polizia giudiziaria riassume nei brogliacci le parti più significative, trascrivendo quelle che potrebbero avere rilevanza penale, e via via le consegna alla Procura. I pm le usano per giustificare la richiesta di proroga delle intercettazioni delle ragazze. Poi, per uno scrupolo garantista che va ben oltre la legge, ordinano agli agenti di coprire con omissis i dialoghi in cui compare la voce del premier.
Se alla fine decideranno di usarle contro B., le faranno trascrivere da un consulente tecnico per inviarle alla Camera e chiedere l’autorizzazione a utilizzarle nel processo. Ma a gennaio, tirando le somme per il giudizio immediato contro B., la Procura ritiene di aver abbastanza indizi: le intercettazioni, nei confronti di B., sono superflue; ma potrebbero rivelarsi utili nel processo-stralcio a Minetti, Fede e Mora. Infatti nel fascicolo del processo a B. non vengono allegate; nell’altro si vedrà e per questo non vengono distrutte.
Ma bisogna avvertire gli avvocati di B. che esistono: vedi mai che Ghedini e Longo le ritengano utili alla difesa e chiedano al tribunale di acquisirle; o che un domani ne scoprano l’esistenza nelle carte dell’altro processo e accusino i pm di averle imboscate per ledere i diritti dell’illustre cliente. Perciò, in ossequio al Codice di procedura e alla legge Boato (intercettazioni indirette dei parlamentari), la Procura deposita i quattro brogliacci e tutti gli altri file audio ai difensori di B. Non dunque nel processo a B. (lì quelle intercettazioni sono inutilizzabili). Ma nel fascicolo riservato a Ghedini e Longo. Da quel momento gli atti non sono più segreti. E guarda caso finiscono sul Corriere, che parla di errore della Procura (“Le conversazioni non dovevano essere trascritte”).
Secondo voi, se quelle carte le avevano solo i difensori di B., chi le ha passate al Corriere per farle pubblicare proprio alla vigilia della prima udienza? Si ripete il copione del 21 novembre '94, quando l’entourage di B. soffiò al Corriere la notizia che il premier era indagato per le tangenti alla Guardia di Finanza, per poi strillare contro la fuga di notizie sul Corriere. L'altroieri, replay: anziché del premier imputato di concussione e prostituzione minorile, si parla dell’errore e/o abuso e/o reato della Boccassini.
Cicchitto, Leone, Napoli, Quagliariello, Brambilla, Casellati, Santanchè (e dunque Sallusti) e altri noti giureconsulti arcoriani si scatenano, mentre un Ghedini insolitamente moderato se la prende più per la pubblicazione delle telefonate che per la trascrizione. Sul carro dei mestatori salgono le solite truppe indigene di complemento.
Gli ascari. Violante (mega-intervista al Giornale): “Le intercettazioni non andavano messe agli atti dalla Procura e non dovevano finire sui giornali, serve una riforma”. Latorre (al Tg3): “Fatto gravissimo”. E persino Zanda (“Grave e negativo”) e Fini (“Atto sbagliato che non doveva accadere”). Ci casca pure Mentana, che mette sullo stesso piano l’inesistente “errore” della Procura e la vergogna del conflitto d’attribuzione appena votato dalla Camera dei servi.
Poi Bruti Liberati dimostra che è tutto regolare, anzi doveroso. Ma nessuno se ne accorgerà. Sono vent’anni che questi picchiatori fanno così. Menano alla cieca il primo che capita, poi, quando si scopre che stanno menando la persona sbagliata, non è che si scusano: passano subito a menarne un’altra.
Marco Travaglio, "I cazzari", Il Fatto Quotidiano, 07 aprile 2011
Pubblicato da Laura Picchetti a 00:45 0 commenti
domenica 30 gennaio 2011Milano, contro la Moratti
Ilfattoquotidiano.it incontra Mattia in una delle sedi dell’università degli studi di Milano, dopo un’intera giornata di lezioni.
Una folta, riccia chioma e tanto entusiasmo. “Seguo le battaglie di Beppe da quando avevo quattordici anni – racconta – e oggi dedico all’attivismo buona parte delle mie giornate”. Studio permettendo, si capisce. Ma in casa lo sostengono. La passione per il mattatore del V-Day, spiega Mattia, è di famiglia. Ecco la video-intervista
Il programma, per adesso, raccoglie quelle che sono da sempre le battaglie del movimento lanciato da Beppe Grillo.
Acqua pubblica, rifiuti zero, trasporti sostenibili e connettività alla rete per tutti. “Le eccellenze le abbiamo anche in Italia”, assicura Mattia, mostrando il progetto per le piste ciclabili del Comune di Reggio Emilia.
“Con i rifiuti un Comune può addirittura guadagnarci – spiega – ma per fare questo la politica devo tornare a essere un servizio reso alla cittadinanza”.
Mattia si dichiara antiberlusconiano, ma non risparmia critiche all’opposizione. E dell’avvocato Pisapia, vincitore delle primarie del centrosinistra e principale sfidante del sindaco Moratti, dice: “Sarà comunque costretto ad assecondare i partiti che lo sosterranno.
La logica rimane la stessa”. La politica non è forse l’arte del compromesso? “In democrazia non servono i compromessi – continua Calise – ma proposte concrete e disinteressate. Sarà il voto dei rappresentanti, in Parlamento come in Consiglio comunale, a decretarne le sorti”.
Insomma, niente alleanze nel futuro del Movimento 5 stelle. O meglio, alleanze con nessuno, ma disponibilità a fare rete con tutti.
“Chi viene eletto è in realtà il terminale di un’intera rete di persone, associazioni, esperti, professionisti. Tutti interconnessi tra loro – spiega – attivamente partecipi della vita pubblica”. È la nuova frontiera della democrazia diretta. Quella che il filosofo Norberto Bobbio bollava come utopia (“Il cittadino totale non può esistere”, scriveva) e che oggi si reinventa grazie a internet e a megafoni mediatici come il blog di Grillo o il cosiddetto partito dei Pirati. “Prendendo esempio dal Piratpartiet svedese – svela Mattia – stiamo lavorando a un software che consentirà all’intero movimento di interagire con me durante le sedute del Consiglio o durante le commissioni. Se viene eletto uno di noi – conclude – veniamo eletti tutti”.
Raggiunto telefonicamente, Beppe Grillo commenta così: “È Mattia che si riprende il suo futuro. I cittadini e soprattutto i giovani si riappropriano dello Stato dopo che per anni si è detto loro che non contavano più nulla”. L’obiettivo, anche a Milano, è di portare a casa un consigliere.
La strada è lunga e la campagna elettorale sarà difficile. Ma è ancora Grillo, il padre del movimento, a mettere in chiaro le cose. “Ci vorrà tempo, è vero, ma la gente inizia a capire.
Il movimento – spiega – si differenzia intanto per il fatto di non attingere ai fondi pubblici.
Chi è stato eletto non ha preso i rimborsi. Almeno questa diversità – conclude – ce la dovete concedere”.
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L'INIZIATIVA
Eco, Saviano e Zagrebelsky
a Milano contro Berlusconi
Libertà e Giustizia dà appuntamento il 5 febbraio al Palasharp, per iniziare a ricostruire. Una prima manifestazione che dà seguito alle decine di migliaia di firme all'appello "Resignation" lanciato con Ginsborg e Bonsanti
ROMA - Parole d'ordine: "Libertà, giustizia, democrazia, repubblica, uguaglianza, lavoro, Costituzione". Un invito a cominciare a "ricostruire" e un appello a ritrovarsi sabato 5 febbraio a Milano.
Libertà e Giustizia 1indice una manifestazione in risposta alla domanda di mobilitazione che arriva dai commenti all'appello Resignation - DIMISSIONI, pubblicato sul sito www. libertaegiustizia.it.
Il testo ha raccolto decine di migliaia di firme in Italia, in Europa e anche negli Usa. Rilanciato dai social network, dai blogger e dai siti d'informazione, porta le prime firme di Gustavo Zagrebelsky, Paul Ginsborg e Sandra Bonsanti.
Ma migliaia sono stati i commenti di chi ha lasciato un messaggio: "firmare non basta", "facciamo qualcosa", "Berlusconi lasci il governo del paese".
Questa prima manifestazione, spiega Sandra Bonsanti, presidente dell'associazione è "per testimoniare la storia, la voce di chi non ha accettato passivamente l'imbarbarimento prodotto dalla politica e dalla cultura di Silvio Berlusconi e per gridare un 'Basta' allo smantellamento dello Stato".
Appuntamento, quindi, sabato 5 febbraio a partire dalle 15, al Palasharp di Milano (via Sant'Elia, 33 - MM1 Lampugnano) con Umberto Eco, Paul Ginsborg, Roberto Saviano, Gustavo Zagrebelsky, e la partecipazione di molti testimoni della società civile (le informazioni sul sito 2).
Libertà e Giustizia chiede di "liberarsi dalle macerie e cominciare a ricostruire: come all'alba della Repubblica. La società civile chiede di partecipare attivamente e dare voce alle preoccupazioni sulla gravissima crisi politico-istituzionale scatenata dagli interessi privati di Berlusconi.
Troveremo insieme le parole per esigere le dimissioni prima di tutto e liberarci dal potere corrotto e corruttore di Silvio Berlusconi, dal fango, dagli attacchi alla Costituzione, alla magistratura tutta e in particolare alla Procura di Milano, all'informazione, alla dignità delle donne". Ripartendo, appunto, da libertà, giustizia, democrazia, repubblica, uguaglianza, lavoro, Costituzione.
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Respirare aria pulita di Concita De Gregorio
Ho respirato aria pulita, ho incontrato persone magnifiche nelle ultime quarantott’ore ed ho ascoltato parole bellissime: è talmente un sollievo, di questi tempi, che voglio condividerlo con voi.
Mi hanno invitata le donne, sia a Udine che a Milano.
A Udine, anzi a Percoto – a casa loro – Giannola Nonino e la sue figlie.
A Milano Iaia Caputo, scrittrice, che ha raccolto al volo la richiesta che sale dalla rete, dal nostro sito e da molti altri, «se non ora quando?»
e con un gruppo di amiche, un furgoncino e qualche centinaia di palloncini bianchi ha portato in piazza della Scala diecimila persone.
Vi dico di Percoto.
Giannola, che è il motore della famiglia Nonino, ha deciso molti anni fa di rinunciare a fare pubblicità commerciale e di investire piuttosto la somma equivalente e parte dei profitti dell’azienda (che va bene, è a conduzione familiare ed esporta qualità nel mondo) nel premio Nonino divenuto negli anni uno dei più prestigiosi e preveggenti del pianeta.
La sera le donne Nonino invitano la giuria a i premiati a casa loro, una casa grande ma semplicissima, di paese, a qualche chilometro dalla città, per stare con gli amici a parlare.
Ci si trova a tavola, dunque. La nonna, i nipoti che qualche volta sbuffano e mandano sms dal cellulare, il premio Nobel Naipaul discorre con Claudio Magris, la piccola di casa che parla della scuola, Renzo Piano che spiega a un gruppo di ragazzi come saranno le “case che respirano”, l’architettura rispettosa dell’ambiente i palazzi che faranno a meno dell’aria condizionata, d’ora in avanti, mentre Frances Moore Lappè eco scienziata americana dagli occhi magnetici (non pubblicata e dunque sconosciuta in Italia ma adorata dai giovani che si informano altrimenti) spiega che nel mondo c’è abbastanza cibo per tutti: quello che manca è la democrazia.
Javier Marias parla del futuro che non potremo attraversare, della scrittura pessimista ma resistente, Edgar Morin e Norman Manea di come sia possibile tradurre.
E le donne, tutte le donne presenti chiedono e ci chiedono che altro deve ancora succedere perché torniamo ad essere il paese che eravamo che potremmo essere ancora mentre Irenaus Eibl Eibesfeldt, 83 anni, etologo austriaco allievo di Lorenz, spiega ad una adolescente di casa che gli europei potrebbero estinguersi piuttosto rapidamente, l’unica chance consiste nel separare l’istinto dalla ragione e salvare con saggezza l’identità di gruppo.
L’adolescente è attratta soprattutto dal passaggio istinto-ragione e dal paragone con il babbuino che lo illustra, segue supplemento di spiegazione del magnifico ottuagenario di sublime saggezza.
Mai nessuno, mai, ha nominato altri babbuini né altri istinti che non fossero quelli utili alla parabola didattica, come l’anatra di Lorenz.
Sono rimasti – gli innominabili componenti del bestiario nazionale - miracolosamente fuori dalla casa di Percoto ed è stata una serata magnifica in cui pareva di vivere nel più bel paese del mondo, accogliente, semplice, aperto, curioso, tollerante e capace di cucinare le migliori pietanze del pianeta a corredo dello scambio di pensieri.
Il giorno dopo, a Milano in piazza della Scala, il bestiario campeggiava invece sui cartelloni delle migliaia di donne (ma molti uomini anche, davvero) arrivate a dire, come avrebbe detto Javier Marias, «basta ja». Ora basta.
C’erano moltissime ragazze giovani, non ancora la maggioranza ma una buona quota, tutti avevano una sciarpa bianca un palloncino, la Scala là dietro faceva ricordare a tutti che Milano è Milano, perbacco, se non si comincia da Milano allora da dove? Mi hanno avvicinata elettrici di centrodestra dicendomi ha ragione, siamo con lei. Sandra R., leghista, mi ha lasciato la sua mail: teniamoci in contatto, vedrà che Bossi si sgancia perché capisce.
Dario Fo e Franca Rame sono arrivati coi loro meravigliosi anni e sono saliti anche loro sulla panchina che faceva da palco, come all’inizio di tutto mille anni fa, e hanno spiegato, loro e molti altri come e quanto sia volgare e pericoloso questo tentativo di dire tutti colpevoli nessun colpevole, sono tutti uguali, non c’è differenza, facciamo parlare le due parti in causa, tipo la vittima e il carnefice, così è garantito l’equilibrio.
Non è vero, non sono tutti uguali, l’assassino e la vittima non possono partecipare alla pari al dibattito, esistono regole, esistono leggi, esistono i figli di quelli che negli anni Settanta predicavano il libero amore che era davvero libero perché era gratuito, era davvero amore perché era volontario, non si capisce cosa c’entri la rivoluzione dei costumi sessuali con il bordello istituzionale, se paghi quaranta ragazze alla volta per giocare a scopone scientifico con loro l’amore non c’entra niente, la libertà è caso mai quella di mercato che finisce sempre che ti si ritorce contro.
Spogliano dei candelabri il palazzo un attimo prima che bruci, da che mondo e mondo, i servitori. C’era una bella atmosfera, serena e quieta ma ferma, in piazza della Scala, molte donne anziane commosse, una nonna mi ha presentato sua nipote di vent’anni e mi ha detto è lei che mi ha portato qui, io aspettavo di sapere dalla tv se l’appuntamento di oggi fosse confermato e lei mi ha detto: «Dalla tv, nonna? Ma che sei matta?
La tv non di dà mai una notizia, ti racconta solo favole per tenerti ferma qui e rimbecillirti. Spegnila, dai. Vestiti, che usciamo.....
Pubblicato da Laura Picchetti a 20:41 0 commenti
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Note di Laura Picchetti su Facebook
l'invasione delle cavallette
me ne vado facebook non fa per me.....
mi ritiro a vita privata...............
la faccio mia e la sottoscrivo... quasi .....completamente........
L' ESEMPIO .... & LO SCEMPIO.
di Michele Finizio
Apologia del Governo Berlusconi
Berlusconi soffre di amnistia
e non ha più una precisa
lozione del tempo
Sacconi crede che il lavoro
nero è quello dei senegalesi .
Gelmini pensa che a scuola
c’è troppo lassativismo .
Calderoli se parla sa di
sollevare un vespasiano.
Carfagna evita le
linguaggini burocratiche
e sa che il cittadino prima
o poi viene.
Tremonti non vuole essere
preso sottobanca ...
e intende fare investimenti
molto eiaculati.
Prestigiacomo ha sempre
un caldo polare.
Di Bertolaso si lucifera
che voglia dimettersi .
La Brambilla sta migliorando,
si lamenta sempre meglio .
Il sogno di Bondi è mettere
in scena l’opera prima
di Giovanna d’Arcore.
Alfano è in rotta di collusione
con alcuni magistrati .
La Russa sa che tutti i
nodi vengono al petto .
Giovanardi mette tutto
per iscritto:erba volant .
(Liberamente tratto e
adattato dalla mondezza del web)
B. Panuccio
Più li ascorto e men capisco
e dele frasi me stupisco,
"Chi più arubba più è santo!"
cambia a morale per incanto.
Oggi so’ i giudici... i bastardi
ed è n' brav’omo chi ruba miliardi.
Colpa dei codici arretrati
che pe' fortuna, avemo aggiornati.
"Mazzetta e ricatto, se hanno successo,
son gran segno de progresso!!!"
Finarmente ponno strillà ad arta voce
senza rischio d’esse' messi in croce.
Der consiglio er presidente
è l’esempio piu' evidente.
"E' caduto questo muro:
der più furbo or 'e'il futuro."
di Bruno Panuccio
Da domani nun lavoro
faccio come vonno loro :
si me sbrigo domattina
io commetto ‘na rapina
Co’ li soldi ricavati compro droga
a tanti stratitaglio e metto nella stagnola
e me metto infronte alla scola.
Ai ragazzi poi la vendo
così er doppio io ce riprendo
si quarcuna nun ha er denaro
me la trombo e stamo a paro
Bella vita, ma che sballo
dar governo ci ho l’avallo !!!
LE POESIE DI BRUNO PANUCCIO
CAMPAGNE D’ODIO
Grazzie ar voto elettorale
ce comanna n’animale
è ‘na bestia assai feroce
strilla sempre,e arza la voce
Quarche volta fa er gentile
ma nascosto ci ha er fucile
de sicuro unn’è sincero
il suo fine è un grande impero
Der potere è innamorato
che dar duce l’hanno clonato
manco ar dialogo è incline
e fara' la stessa fine !!
Nun è un fatto de corrente
questo penso co’ la mente
troppo bene hai governato
troppe cose hai risanato.
Chi comanna l’ha capito
quindi er vertice hai tradito
si der popolo te curi
troppo tempo tu non duri.
Il grand’affare va concluso
e tu nun voi esser colluso
a più d’ uno questo scoccia
e pe’ questo che c’è Boccia
Ar posto de uno... de rispetto
molto mejo un chierichetto
uno moscio che obbedisce
se Dalema lo gradisce .
LINKS
IL BOMBAROLO
'Per l'amor di Dio, sarebbe
un altro pasticcio. Abbiamo
sommato turbamenti a
turbamenti, pasticci a pasticci.
Il centrodestra vuole riposarsi
un attimo? Raffreddino la testa,
perche' c'e' una scadenza elettorale
con delle operazioni di validazione
in corso. Punto e basta'.
Cosi' il segretario Pd, Pierluigi
Bersani, ha commentato l'ipotesi
di rinvio del voto solo nel Lazio. .
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IO NON CI CREDO!
Trovo ridicolo..... DI FRASSANITO PAOLO
il Movimento 5 stelle candida un ventenne Mattia Calise, classe 1990, viene da Segrate e studia Scienze Politiche. Beppe Grillo: "Andrà seguito, aiutato a crescere, ma la stessa inesperienza è fantastica. Quando parliamo di rivoluzione, pensiamo a facce così"Un candidato sindaco di vent’anni. Ecco la risposta del Movimento 5 stelle alla sfida tra Letizia Moratti e Giuliano Pisapia per le prossime Comunali di Milano. Ambiente, trasporti, connettività. Nel segno di internet e di Beppe Grillo, che di Mattia Calise, questo il nome del giovane portabandiera dice: “Quando parliamo di rivoluzione, parliamo di facce così”. E l’inesperienza? “Andrà seguito, aiutato a crescere – spiega Grillo – ma la stessa inesperienza è fantastica”. Classe 1990, Mattia Calise viene da Segrate e studia scienze politiche alla Statale di Milano. Hanno scelto lui gli iscritti al Movimento 5 stelle di Milano e provincia. Eletto il 22 di gennaio attraverso una sorta di primarie, lo studente ha sbaragliato altri otto candidati. “Ma non c’è stata rivalità e non può esserci rancore”, dice Renato Plati, il primo degli esclusi. Battuto da Calise per un solo voto, Plati mette le cose in chiaro: “Si è trattato di scegliere il nostro portavoce – spiega – Il programma è uno solo e sugli obiettivi l’intero movimento è concorde. Siamo tutti con Mattia”. http://www.youtube.com/embed/iQIVN_aVeqA" frameborder="0" allowFullScreen>Ilfattoquotidiano.it incontra Mattia in una delle sedi dell’università degli studi di Milano, dopo un’intera giornata di lezioni. Una folta, riccia chioma e tanto entusiasmo. “Seguo le battaglie di Beppe da quando avevo quattordici anni – racconta – e oggi dedico all’attivismo buona parte delle mie giornate”. Studio permettendo, si capisce. Ma in casa lo sostengono. La passione per il mattatore del V-Day, spiega Mattia, è di famiglia. Ecco la video-intervista Il programma, per adesso, raccoglie quelle che sono da sempre le battaglie del movimento lanciato da Beppe Grillo. Acqua pubblica, rifiuti zero, trasporti sostenibili e connettività alla rete per tutti. “Le eccellenze le abbiamo anche in Italia”, assicura Mattia, mostrando il progetto per le piste ciclabili del Comune di Reggio Emilia. “Con i rifiuti un Comune può addirittura guadagnarci – spiega – ma per fare questo la politica devo tornare a essere un servizio reso alla cittadinanza”. Mattia si dichiara antiberlusconiano, ma non risparmia critiche all’opposizione. E dell’avvocato Pisapia, vincitore delle primarie del centrosinistra e principale sfidante del sindaco Moratti, dice: “Sarà comunque costretto ad assecondare i partiti che lo sosterranno. La logica rimane la stessa”. La politica non è forse l’arte del compromesso? “In democrazia non servono i compromessi – continua Calise – ma proposte concrete e disinteressate. Sarà il voto dei rappresentanti, in Parlamento come in Consiglio comunale, a decretarne le sorti”. Insomma, niente alleanze nel futuro del Movimento 5 stelle. O meglio, alleanze con nessuno, ma disponibilità a fare rete con tutti. “Chi viene eletto è in realtà il terminale di un’intera rete di persone, associazioni, esperti, professionisti. Tutti interconnessi tra loro – spiega – attivamente partecipi della vita pubblica”. È la nuova frontiera della democrazia diretta. Quella che il filosofo Norberto Bobbio bollava come utopia (“Il cittadino totale non può esistere”, scriveva) e che oggi si reinventa grazie a internet e a megafoni mediatici come il blog di Grillo o il cosiddetto partito dei Pirati. “Prendendo esempio dal Piratpartiet svedese – svela Mattia – stiamo lavorando a un software che consentirà all’intero movimento di interagire con me durante le sedute del Consiglio o durante le commissioni. Se viene eletto uno di noi – conclude – veniamo eletti tutti”. Raggiunto telefonicamente, Beppe Grillo commenta così: “È Mattia che si riprende il suo futuro. I cittadini e soprattutto i giovani si riappropriano dello Stato dopo che per anni si è detto loro che non contavano più nulla”. L’obiettivo, anche a Milano, è di portare a casa un consigliere. La strada è lunga e la campagna elettorale sarà difficile. Ma è ancora Grillo, il padre del movimento, a mettere in chiaro le cose. “Ci vorrà tempo, è vero, ma la gente inizia a capire. Il movimento – spiega – si differenzia intanto per il fatto di non attingere ai fondi pubblici. Chi è stato eletto non ha preso i rimborsi. Almeno questa diversità – conclude – ce la dovete concedere”./
FALKO ROSSO
Il decreto salvaliste dimostra
che l'Italia si sta trasformando
-primo in Europa -
in un paese autocratico!
Il primo passo è stato
infatti compiuto con
un Decreto legge
espressamente vietato,
rispettivamente: dalla
legge italiana n. 400/1988
art.15 comma 2, che recita:
"Il Governo non puo ',
mediante decreto-legge: (...)
b) provvedere nelle materie
indicate nell'art. 72, quarto
comma, della Costituzione)"
e la Costituzione, all'art. 76,
quarto comma, espressamente
VIETA i decreti leggi in materia
elettorale, e recita:
"La procedura normale
di esame e di approvazione
diretta da parte della Camera
e' sempre adottata per i disegni
di legge in materia costituzionale
ed elettorale ".
Il resto sono chiacchiere.
Se non si rispetta la Costituzione,
la legge, le regole, le procedure
allora è finita la Democrazia?"
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L'INIZIATIVA
Eco, Saviano e Zagrebelsky
a Milano contro Berlusconi
Libertà e Giustizia dà appuntamento il 5 febbraio al Palasharp, per iniziare a ricostruire. Una prima manifestazione che dà seguito alle decine di migliaia di firme all'appello "Resignation" lanciato con Ginsborg e Bonsanti
ROMA - Parole d'ordine: "Libertà, giustizia, democrazia, repubblica, uguaglianza, lavoro, Costituzione". Un invito a cominciare a "ricostruire" e un appello a ritrovarsi sabato 5 febbraio a Milano.
Libertà e Giustizia 1indice una manifestazione in risposta alla domanda di mobilitazione che arriva dai commenti all'appello Resignation - DIMISSIONI, pubblicato sul sito www. libertaegiustizia.it.
Il testo ha raccolto decine di migliaia di firme in Italia, in Europa e anche negli Usa. Rilanciato dai social network, dai blogger e dai siti d'informazione, porta le prime firme di Gustavo Zagrebelsky, Paul Ginsborg e Sandra Bonsanti.
Ma migliaia sono stati i commenti di chi ha lasciato un messaggio: "firmare non basta", "facciamo qualcosa", "Berlusconi lasci il governo del paese".
Questa prima manifestazione, spiega Sandra Bonsanti, presidente dell'associazione è "per testimoniare la storia, la voce di chi non ha accettato passivamente l'imbarbarimento prodotto dalla politica e dalla cultura di Silvio Berlusconi e per gridare un 'Basta' allo smantellamento dello Stato".
Appuntamento, quindi, sabato 5 febbraio a partire dalle 15, al Palasharp di Milano (via Sant'Elia, 33 - MM1 Lampugnano) con Umberto Eco, Paul Ginsborg, Roberto Saviano, Gustavo Zagrebelsky, e la partecipazione di molti testimoni della società civile (le informazioni sul sito 2).
Libertà e Giustizia chiede di "liberarsi dalle macerie e cominciare a ricostruire: come all'alba della Repubblica. La società civile chiede di partecipare attivamente e dare voce alle preoccupazioni sulla gravissima crisi politico-istituzionale scatenata dagli interessi privati di Berlusconi.
Troveremo insieme le parole per esigere le dimissioni prima di tutto e liberarci dal potere corrotto e corruttore di Silvio Berlusconi, dal fango, dagli attacchi alla Costituzione, alla magistratura tutta e in particolare alla Procura di Milano, all'informazione, alla dignità delle donne". Ripartendo, appunto, da libertà, giustizia, democrazia, repubblica, uguaglianza, lavoro, Costituzione.
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Respirare aria pulita di Concita De Gregorio
Ho respirato aria pulita, ho incontrato persone magnifiche nelle ultime quarantott’ore ed ho ascoltato parole bellissime: è talmente un sollievo, di questi tempi, che voglio condividerlo con voi.
Mi hanno invitata le donne, sia a Udine che a Milano.
A Udine, anzi a Percoto – a casa loro – Giannola Nonino e la sue figlie.
A Milano Iaia Caputo, scrittrice, che ha raccolto al volo la richiesta che sale dalla rete, dal nostro sito e da molti altri, «se non ora quando?»
e con un gruppo di amiche, un furgoncino e qualche centinaia di palloncini bianchi ha portato in piazza della Scala diecimila persone.
Vi dico di Percoto.
Giannola, che è il motore della famiglia Nonino, ha deciso molti anni fa di rinunciare a fare pubblicità commerciale e di investire piuttosto la somma equivalente e parte dei profitti dell’azienda (che va bene, è a conduzione familiare ed esporta qualità nel mondo) nel premio Nonino divenuto negli anni uno dei più prestigiosi e preveggenti del pianeta.
La sera le donne Nonino invitano la giuria a i premiati a casa loro, una casa grande ma semplicissima, di paese, a qualche chilometro dalla città, per stare con gli amici a parlare.
Ci si trova a tavola, dunque. La nonna, i nipoti che qualche volta sbuffano e mandano sms dal cellulare, il premio Nobel Naipaul discorre con Claudio Magris, la piccola di casa che parla della scuola, Renzo Piano che spiega a un gruppo di ragazzi come saranno le “case che respirano”, l’architettura rispettosa dell’ambiente i palazzi che faranno a meno dell’aria condizionata, d’ora in avanti, mentre Frances Moore Lappè eco scienziata americana dagli occhi magnetici (non pubblicata e dunque sconosciuta in Italia ma adorata dai giovani che si informano altrimenti) spiega che nel mondo c’è abbastanza cibo per tutti: quello che manca è la democrazia.
Javier Marias parla del futuro che non potremo attraversare, della scrittura pessimista ma resistente, Edgar Morin e Norman Manea di come sia possibile tradurre.
E le donne, tutte le donne presenti chiedono e ci chiedono che altro deve ancora succedere perché torniamo ad essere il paese che eravamo che potremmo essere ancora mentre Irenaus Eibl Eibesfeldt, 83 anni, etologo austriaco allievo di Lorenz, spiega ad una adolescente di casa che gli europei potrebbero estinguersi piuttosto rapidamente, l’unica chance consiste nel separare l’istinto dalla ragione e salvare con saggezza l’identità di gruppo.
L’adolescente è attratta soprattutto dal passaggio istinto-ragione e dal paragone con il babbuino che lo illustra, segue supplemento di spiegazione del magnifico ottuagenario di sublime saggezza.
Mai nessuno, mai, ha nominato altri babbuini né altri istinti che non fossero quelli utili alla parabola didattica, come l’anatra di Lorenz.
Sono rimasti – gli innominabili componenti del bestiario nazionale - miracolosamente fuori dalla casa di Percoto ed è stata una serata magnifica in cui pareva di vivere nel più bel paese del mondo, accogliente, semplice, aperto, curioso, tollerante e capace di cucinare le migliori pietanze del pianeta a corredo dello scambio di pensieri.
Il giorno dopo, a Milano in piazza della Scala, il bestiario campeggiava invece sui cartelloni delle migliaia di donne (ma molti uomini anche, davvero) arrivate a dire, come avrebbe detto Javier Marias, «basta ja». Ora basta.
C’erano moltissime ragazze giovani, non ancora la maggioranza ma una buona quota, tutti avevano una sciarpa bianca un palloncino, la Scala là dietro faceva ricordare a tutti che Milano è Milano, perbacco, se non si comincia da Milano allora da dove? Mi hanno avvicinata elettrici di centrodestra dicendomi ha ragione, siamo con lei. Sandra R., leghista, mi ha lasciato la sua mail: teniamoci in contatto, vedrà che Bossi si sgancia perché capisce.
Dario Fo e Franca Rame sono arrivati coi loro meravigliosi anni e sono saliti anche loro sulla panchina che faceva da palco, come all’inizio di tutto mille anni fa, e hanno spiegato, loro e molti altri come e quanto sia volgare e pericoloso questo tentativo di dire tutti colpevoli nessun colpevole, sono tutti uguali, non c’è differenza, facciamo parlare le due parti in causa, tipo la vittima e il carnefice, così è garantito l’equilibrio.
Non è vero, non sono tutti uguali, l’assassino e la vittima non possono partecipare alla pari al dibattito, esistono regole, esistono leggi, esistono i figli di quelli che negli anni Settanta predicavano il libero amore che era davvero libero perché era gratuito, era davvero amore perché era volontario, non si capisce cosa c’entri la rivoluzione dei costumi sessuali con il bordello istituzionale, se paghi quaranta ragazze alla volta per giocare a scopone scientifico con loro l’amore non c’entra niente, la libertà è caso mai quella di mercato che finisce sempre che ti si ritorce contro.
Spogliano dei candelabri il palazzo un attimo prima che bruci, da che mondo e mondo, i servitori. C’era una bella atmosfera, serena e quieta ma ferma, in piazza della Scala, molte donne anziane commosse, una nonna mi ha presentato sua nipote di vent’anni e mi ha detto è lei che mi ha portato qui, io aspettavo di sapere dalla tv se l’appuntamento di oggi fosse confermato e lei mi ha detto: «Dalla tv, nonna? Ma che sei matta?
La tv non di dà mai una notizia, ti racconta solo favole per tenerti ferma qui e rimbecillirti. Spegnila, dai. Vestiti, che usciamo.....
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